19 gennaio 2010

Ricordati chi sei e non mollare mai


E ritrovarsi così, senza accorgersene e senza capire perchè, imprigionati, stipati assieme ad altri ad osservare la vita da una finestra - quella del computer e quella della stanza - ritrovarsi da correre su prati verdi al sole d'estate, a ridere ed urlare, ritrovarsi a dover stare zitti zitti con gli occhi bassi, tutti i giorni, sotto un cielo grigio e nebbioso. Incredibile!

Un freddo, un freddo assassino scaldato solo da un po' di paglia e da piccole condivisioni frazionate tra un'occhiata fuori ed un'occhiata fuori, occhi che cercano altra vita oltre alla poca che si vede qui, sempre uguale, ogni giorno, senza sconti per nessuno. Le narici sbuffano e la mente vaga chissà dove ricordandosi quell'immensa vita vissuta tempo fa talmente ancora viva che, a guardar bene, non sembra ieri ma domani. Ed il cuore per un poco si risveglia, ricordandosi, e sorride. Ma solo per un attimo perchè la realtà la fa da padrona e torna, prepotente ad occupare il suo posto togliendo quel velo gioioso, torna il freddo e la testa si riabbassa, china su quel che si deve fare.

Urla soppresse - che un giorno esploderanno - gambe ferme - che un giorno ancora correranno - braccia occupate sulla tastiera - che un giorno si alzeranno per riscrivere ancora una storia, qualcosa di bello da poter poi ricordare ancora in altri giorni grigi, come questi, Gioie che sono benzina potente per camminare in giorni tristi e difficili.

Ricordati chi sei, da dove vieni, cosa hai fatto, cosa io ho sempre fatto per te - dice nel silenzio quella voce conosciuta, voce antica e sempre dolce da ascoltare. E dunque perchè adesso è così? - viene da chiedersi.

Ma le cose sono due: o effettivamente ti hanno catturato, legato, imbavagliato, ingabbiato e messo al bando - e ciò effettivamente talvolta succede! - oppure sei stato tu che hai per qualche motivo lasciato che ti portassero via da quei prati verdi in cui hai sempre corso perchè credevi di poterne fare a meno - che stupida idea! - o perchè talmente credevi di averli già percorsi tutti che avevi bisogno di altro spazio - e sei finito dove di spazio non ce n'è in nessun modo nè tipo! Condotto beffardamente dai tuoi stessi "custodi" che non ti vogliono veder correre con tutta la tua potenza e nella tua bellezza ma vogliono vederti ammaestrato, senza tutte quelle tue difficili - per loro - irrequietezze tipiche di un cavallo che ancora non ha accettato tutte le regole e porta briglie e morso col sorriso del vinto. Ma è difficile, per loro, non hanno capito.

Perchè dietro la nebbia si vede ancora quel che c'è ma non si vede - quel che non c'è si vede ma che si vede bene col cuore! - e non hanno capito quanto sia vera e viva quella corsa sui prati verdi - corsa ancora mai terminata!

Stupidi soldati sempre pronti ad assecondare ogni più piccolo capriccio del primo superiore che capita così da avere sempre paglia da sgranocchiare, ma da dietro una staccionata raccontandosi dei tempi in cui anch'essi, liberi, correvano dalla mattina alla sera: ma erano altri tempi, dicono.

Altri tempi? Sono solo i tempi che vuoi che siano: puoi scegliere! E se ancora non aprono la steccionata e la gabbia impedisce ancora di scorrazzare fino al mattino successivo senza sosta, tutti i giorni, il pensiero è già là che aspetta il corpo e tutto il resto. La solita saliva acquista un sapore diverso: almeno la mente non è più schiava, anche se tutto il resto ancora non si muove e non può muoversi.

Almeno la mente, almeno il cuore, almeno l'anima: quelli non posso proprio lasciarli qua, non posso proprio affidarglieli. Loro prendono il raffreddore in mezzo alla nebbia ed hanno proprio bisogno del Sole. No, mi dispiace, quelli proprio non posso lasciarveli, nè venderli - non hanno prezzo! - nè regalarli: sono troppo preziosi e so già a chi appartengono. Sono suoi, nella Libertà. Ti prego, non mollarli mai... non mollarmi mai!

E nel tuo soffio mi faccio forza, alla tua Misericordia rendo grazie. Non mi mollerai mai!

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