27 gennaio 2010

Con la testa fra le nuvole



Camminando si raccolgono le parole. Si raccolgono parole pure standosene fermi, certamente, ma camminare - andare avanti, avanzare - fa sempre incontrare qualcosa di nuovo. Incontrare qualcosa di nuovo fa confrontare e confrontare fa scaturire parole che saltano fuori come scintille dallo sfregamento di due pietre, con la dovuta forza. Non c'è bisogno di molte parole spesso, ma c'è bisogno di parole giuste.

Le parole, le parole... quelle giuste sono un balsamo da spalmare sul cuore nei momenti in cui sanguina. Quelle giuste sono fuochi d'artificio da far salire fino al Cielo nei momenti in cui la Gioia prende il sopravvento e si fa festa assieme agli amici. Quelle giuste sono dolci, dette piano all'orecchio od ascoltate nel trambusto di un ufficio in fondo al cuore o nel mezzo di un concerto. Quelle giuste sono personali, talvolta vere per tutti, ma sempre personali. Quelle giuste hanno il sapore dei cibi più buoni o sono cattive come medicine, che seppur cattive, fanno il loro effetto a tempo dovuto. Quelle giuste le sentiamo vere: vere per noi, vere per gli altri. E portano una ventata di aria fresca in mezzo ad una giornata calda, un sorso di acqua fredda da bere proprio quando si ha la gola più arsa.

E sono sempre le parole antiche quelle che colpiscono perchè le sentiamo, incredibilmente le più nuove. Esse hanno un valore grande, intramontabile, che non si appassisce col mutar del tempo, ne tantomeno segue le mode, ne hanno bisogno di pubblicità alcuna: esse esistono, permangono, ritornano, riaffiorano, gioiscono. E chi le trova non ha da perder tempo con altre cose.

Le parole usano tutti i messi disponibili per girellare nel mondo ed incontrare le persone. Si presentano, invitano uomini e donne di ogni età a rimanere un po' con loro, a donare a loro un po' del loro tempo per ridonare loro una ricchezza moltiplicata in ogni ampiezza e profondità per colmare ogni vuoti profondo scavato nell'anima. Esse non hanno fretta, ma nemmeno amano la troppa lentezza e la fermezza inamovibile. Bensì si cullano nell'andar su e giù come su un'altalena, che sembra quasi che tocchino il cielo con un dito, ma poi ritornan giù, come su un'altalena, per ritornar ancora in alto, in un moto perpetuo, senza sosta, nella calma di un pomeriggio primaverile di sole tenue, pieno di risate.

Perchè sono le stesse parole che ti vengono incontro, a braccia aperte e col sorriso più bello che hanno da offrirti: esse vogliono coccolarti e cullarti, talvolta stordirti ed assordarti, trasformare quel che senti, farti dire quel che provi, ascoltare quel che hai da dire.

E voglio vivere così, con i piedi per terra e le mani in tasca.

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