23 dicembre 2008

Il cammino della vita scalando il Monte Stella

Quella stella cambiò loro la vita.

Avevano ricchezze ed affari, avevano bramosie e lotte da gestire, avevano sudditi, amici e nemici, avevano polvere e stanchezza attaccati ai loro muscoli. Avevano realtà concrete da gestire, avevano tutto quanto potessero volere; ma stavano ancora aspettando.

Aspettavano quel segno dal cielo, quel segno per il quale si vive tutti gli attimi precedenti come se fossero soltanto una lunga ed inesorabile preparazione per l'Evento, preparazione non meno importante dell'Evento perchè, per non mancare ad un appuntamento bisogna quantomeno curarsi di non essere in ritardo.

Quel giorno, quando partirono, il loro comportamento stupì molti cortigiani i quali non capirono per cosa si stavano muovendo - cosa sta succedendo, hanno forse perso la testa? - e per dove se ne sarebbero andati. Infatti nemmeno loro seppero dirglielo, nemmeno loro seppero spiegare agli altri il loro modo di agire, che, sebbene nascosto, aveva un senso profondissimo.

Alla domanda - Mio sovrano, ma dove va? Perchè partire con questo tempo? E quando tornerà? - ognuno di loro non sapeva cosa rispondere di preciso. Cosa dire se non che finalmente era apparso quel segno nel atteso nel Cielo e che avevano intenzione di seguirlo dove Lui avesse voluto condurli, nei tempi esatti da Lui stabiliti?

I cortigiani erano tutti sconvolti, spiazzati, arrabbiati ed indignati. - Come si può - pensavano in cuor loro - lasciare tutto quanto per andare dietro ad un segno apparso in Cielo? -.

Non era concepibile, non era pensabile, non era nemmeno una cosa da mettere tra le varie opzioni tra cui scegliere - questa gente aveva perso proprio la testa! - ecco la dimostrazione pratica che la ricchezza e l'agiatezza conducono a non esser più contenti di niente e a dover per forza cercare un'altra avventura perchè le immense terre a disposizione non bastano più. Per i cortigiani era proprio un oltraggio alla povertà - essi avevano tutto e lasciavano tutto, lasciavano tutto per niente e c'era chi non aveva niente e avrebbe avuto bisogno di tutto - erano degli stupidi inetti!

Ma quello che sembrava per molti un capriccio egoistico rischioso ed insolente, era, per loro, la volontà di Dio: era Dio che li cercava. Era Dio che li stava benedicendo, che li avrebbe benedetti per sempre.

Si misero in marcia ed affrontarono tutto quello che c'era da affrontare. Attraversarono terre straniere, incontrarono molta gente e con loro mangiarono e dormirono, risero e si preoccuparono del cammino ancora lungo, parlarono e raccontarono che stavano seguendo un segno del Cielo. Ma nessuno si aggregò con loro nel loro viaggio. Tutti sorrisero, beffardamente, tutti strinsero la mano e si rimisero a fare quel che dovevano fare. Gente strana che c'è al mondo - pensarono.

Le loro belle vesti divennero presto sporche, rotte, impolverate. Anche le bestie erano stanche e le energie talvolta quasi si annullavano. Ma sempre, costantemente, il segno del Cielo li stava accompagnando. Quando tutto intorno era vuoto, quando tutto intorno non poteva dare loro una mano, quando niente sembrava che stesse procedendo per come sarebbe stato bene che andasse, il segno del Cielo, che mai scompariva, dava loro forza e coraggio e li guidava e li accompagnava. Quando mancavano loro le forse fisiche o interiori, essi dal segno del Cielo traevano forza la quale si moltiplicava incessantemente e allora credevano ancora che ce l'avrebbero fatta e che sarebbe giunti alla meta. Ma già nella loro volontà di seguire e perseverare dietro al segno del Cielo, attratti da qualcosa di particolare e di speciale che gli faceva fremere il cuore e battere il cuore, essi già avevano incontrato Gesù, il Cristo.

Ma proseguirono, non mollarono, camminarono per tutta la salita. Il segno del Cielo si fece sempre più deciso, quasi che se prima lasciasse strade alternative ai suoi, adesso fosse esplicito e chiaro ed indicare senza ombra di dubbio dove Gesù, per loro, si trovasse.

E spogliati di se stessi, della loro umana regalità, sporchi del cammino, stanchi ma contenti, essi poterono offrire il proprio cuore e i propri sforzi dinanzi al Re dei re, che era da poco approdato nel mondo, per liberarlo, per rischiarare le tenebre come fa una grande stella quando il cielo è proprio scuro. A niente valsero i doni che essi portarono in confronto al dono che Gesù stesso aveva fatto a loro, di rimando, quella notte: soddisfazione di ogni loro aspettativa, riempimento totale del cuore di una nuova energia, l'energia stessa dell'Amore. Quei pochi istanti d'adorazione valsero una vita intera d'aspettative, una vita intera di riflessioni, di giorni faticosi, di giorni felici, di giorni belli che facevano traspirare qualcosa d'Infinito nell'aria, ma che soltanto adesso avevano davanti a se, dentro di se, accanto a se, da adesso e per sempre.

Questo ed altro spiegarono ai loro cortigiani, al loro ritorno, quegli uomini d'un tempo, ma i cortigiani non capirono. Però videro i loro occhi, che erano lucenti, e capirono che qualcosa era successo: essi erano nella Gioia!

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